Al primo, al secondo, al terzo, al quarto piano?
Non importa, è tutto uguale.
Mi fermo al pianerottolo del secondo piano. C’è un vago e indefinibile odore: di gatto, di candeggina, di segatura bagnata.
Sulla porta c’è la targhetta d’ottone su cui è inciso un nome: “Cavalcatore”.
Suono il campanello e subito qualche rumore mi arriva attraverso la porta. Dei passi soffocati, lo scatto di una serratura. La porta si socchiude e una donna si affaccia a guardare.
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